TIED IN THE WEB! Ambivalenze della rete tra potenzialità e nuove forme di sfruttamento

Nasce il laboratorio di autoformazione su rete e conflitti di Exploit!

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Che parlassero con due amici o a una pubblica riunione si sentiva che stavano tessendo una tela. Entrambi erano infaticabili tessitori di ragnatele ma ciò che li rendeva estranei era che a uno interessavano le mosche da acchiappare per rafforzare le proprie posizioni, all’altro le ragnatele come organi di collegamento nel mondo degli insetti.

N.Balestrini

“Non si può cambiare niente  dall’esterno. Stando al di fuori, guardando dall’alto, con un colpo  d’occhio generale puoi scorgere le linee del disegno. Vedi cosa è  sbagliato, cosa manca. Vorresti aggiustarlo. Ma non puoi annodare i  fili. Devi esserci dentro, tesserli. Tu stesso devi esser parte del  tessuto.” 
Un uomo del popolo, Ursula K. Le Guin.
Negli   ultimi anni, con l’aumentare dell’uso di social network e servizi web si è sempre più posto al centro dell’attenzione pubblica il ruolo della Rete nella costruzione dei fenomeni sociali. La Rete non ha solo interferito con la nostra vita quotidiana, modificando radicalmente il  modo di comunicare e quindi la nostra percezione del rapporto con gli altri, ma ha contribuito a creare uno spazio reale/virtuale  in cui si sono espressi e riconfigurati i tanti processi sociali e politici a cui eravamo abituati.
Se  da un lato la Rete ha potuto offrire uno spazio di democrazia, maggiore  possibilità di informazione e un luogo virtuale di aggregazione utile per  mettere in moto processi di movimento reali, dall’altro il caso Datagate ci ricorda quanto essa sia luogo di controllo, oltre che di  espropriazione del lavoro immateriale collettivo.
Le  forme di sfruttamento infatti si evolvono, adattandosi alle possibilità che il  Web può offrire. Il mondo dei blog, dei social network, dei big data,  offre come non mai grande possibilità di estrazione di plusvalore da un lavoro cooperativo di milioni utenti, così da far collassare ogni distinzione tra consumatore e produttore e ridefinendo nuove forme di  produzione i cui meccanismi sono in continua evoluzione.
Da tempo a Exploit ci interroghiamo e ci confrontiamo su questi fenomeni. Ciò da cui siamo partiti è la constatazione dell’insufficienza dei due ordini di discorso che prevalogo attorno al tema della rete. Da un lato la visione utopica e rasserenante che vede nella rete uno spazio finalmente e definitivamente democratico, che non presenta barriere, orizzontale e aperto a tutti; dall’altro, invece, la contrapposta visione di chi pensa ed immagina la rete come mero strumento di cattura e di controllo e di quanti, dunque, la ritengono uno spazio dal quale sia necessario fuggire per salvaguardare identità e libertà.
A partire da queste considerazioni, ad Exploit vogliamo iniziare un  percorso di autoformazione che sappia immergersi nelle contraddizioni della Rete con l’ambizione di sviscerarne le ambivalenze come spazio pubblico, spazio sociale e soprattutto luogo di produzione di valore, per rintracciarne tutte le potenzialità.
Ci interessa assumere un punto di vista generale che guardi la rete nel suo inserimento all’interno dei meccanismi di ristrutturazione capitalistica ed, in particolare, nelle trasformazioni del capitalismo cognitivo. Crediamo, infatti, che un’analisi dei fenomeni prodotti in rete e dalla rete non possa fare a meno di considerare la rete stessa come uno dei luoghi principali dello sfruttamento del lavoro immateriale, prospettiva che ci permette di guardare ad essa come modello paradigmatico della produzione cooperante di valore e della simultanea estrazione di plusvalore socialmente prodotto.
La nostra sfida, dunque, è questa : se la rete è luogo di produzione ed esproriazione di plusvalore, allora non può che rappresentare un terreno di conflitto centrale nelle battaglie che rivendicano una forma di reddito incondizionato e, guardando ancora più lontano, in quelle che potrebbero puntare alla riappropriazione di reddito proprio dentro e attraverso di essa.
In questo senso pensiamo che l’enorme distanza che in Italia divide il mondo dei movimenti sociali dal mondo hacker rappresenti un limite da provare a superare. Abbiamo guardato e guardiamo con interesse all’esperienza di Anonymous, e ci siamo confrontati con le difficoltà comunicative che incontra chi si approccia al fenomeno dell’hacking.
D’altra parte vogliamo provare a lanciare una scommessa sull’uso possibile dell’hacking in rete in relazione alle mobilitazioni sociali.
Cosa succederebbe, per esempio, se durante uno sciopero dei lavoratori della logistica, venissero bloccati i server che gestiscono il lavoro delle stesse ditte, appartenenti a un settore dall’impianto organizzativo oggi  completamente informatizzato?
Infine crediamo che confrontarsi con il fenomeno della rete significhi anche e soprattutto relazionarsi con chi ha fatto della rete un uso politico ed organizzativo.
Per questo motivo durante il laboratorio di autoformazione vogliamo confrontarci con esperienze diverse come, per esempio, quella dei movimenti spagnoli del 15M, ma anche con il complesso e contraddittorio fenomeno grillo, oltre che, chiaramente, con il già citato mondo hacker.
Un simile percorso si sviluppa, a nostro parere, solo a partire dalla pratica dell’autoformazione, ovvero dalla costruzione di un percorso autonomo che parta dal confronto con il presente e che metta a valore saperi e competenze diverse di chi costruisce quotidianamente il laboratorio.
Per questo invitiamo tutt* a partecipare alla prima assemblea del laboratorio di autoformazione sulla rete, il 26 marzo alle ore 17 a Exploit, per costruire assieme tutte le tappe di questo percorso e confrontarci sulle prospettive del laboratorio stesso.

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