Il 7 Aprile 2017, Giornata mondiale della salute, si è aperta una zona rosa. Dopo 4 anni di chiusura e abbandono che l’hanno resa oggetto dell’ennesimo piano di speculazione e svendita del patrimonio pubblico, la Limonaia torna ad essere uno spazio attraversato e attraversabile, vivo e vivibile. Lo fa con una connotazione nuova: una colorazione rosa. È rosa perché vuole essere una safe zone, sicura perché attraversata da corpi multiformi, in cui ognun* si senta a proprio agio con i propri desideri. Femminista e femminile perché luogo di relazione ed empatie, in cui ridiscutere collettivamente le identità e non riaffermarle in maniera individuale e competitiva. Luogo in cui si rompano le solitudini.
Il 7 Aprile, Giornata mondiale della salute, si è aperto un luogo in cui il diritto alla salute possa venire esercitato a partire dell’autodeterminazione dei corpi delle donne. Corpi che solitamente costituiscono, invece, oggetto su cui si esercitano discorsi e pratiche violenti e sessisti. L’esperienza femminista mostra che autodeterminarsi significa avere la possibilità di scegliere e di farlo in maniera collettiva, a partire dall’incontro complice e dalla messa in comune di vulnerabilità e desideri. Per questo una zona rosa: non solo un luogo in cui sia possibile accedere a dei servizi, ma soprattutto in cui ripensare a come costruire pratiche di supporto, ascolto e condivisione, tutt* insieme. Una zona rosa che sia il grado zero di una nuova decisionalità, femminile e condivisa, in relazione ai corpi e a tutti gli spazi che quei corpi attraversano, tracciando percorsi comuni all’interno di città e territori. Una zona senza soggetto, intreccio di relazioni e complicità, una zona fatta da tutte e tutti noi.