Liberté, Egalité, Manganellé – 14N Pisanonsilega

Oggi 14 novembre tutte le realtà pisane hanno manifestato la propria contrarietà alla presenza dei Giovani padani, lanciando un corteo che ha attraversato tutta la città. Studenti, quartieri popolari, lavoratori, la cittadinanza tutta si sono concentrati in Piazza Garibaldi alle 13.00 pronti a partire. Il clima, fin da subito, è stato tesissimo, per l’ampio dispiegamento di forze di polizia che hanno bloccato ogni accesso al Lungarno Mediceo e a tutte le vie che conducono a Piazza Cairoli, dove alle 14.30 ha avuto luogo – del tutto indisturbato – il comizio dei Giovani padani. Camionette, caschi blu, scudi, manganelli, polizia in elicottero, erano in vista già dalla mattina, prima ancora che avesse inizio la pacifica mobilitazione, contribuendo a disseminare ostilità, paura e attrito nelle strade pisane.

Alle 13.30 ci siamo mosse in corteo lungo Borgo Stretto, passando per via San Lorenzo, fino a raggiungere la Questura in via Giovanni di Simone. Attraversando il centro cittadino abbiamo scandito cori contro la Lega e contro chi, come loro, non riconosce la conformazione meticcia, solidale, antimilitarista che davvero costituisce da sempre la realtà pisana. Abbiamo colorato le strade inneggiando all’antirazzismo, all’antisessismo, all’antifascismo, procedendo in via Santa Marta fino all’incrocio fra Lungarno mediceo e Ponte della fortezza. Lì si è rivelata, in tutta la sua viltà, la vera faccia delle istituzioni pisane, pronte alla repressione e a difendere i loro oppositori di facciata, per reprime chi davvero è in grado di mettere in discussione il loro sistema di potere e di corruttele.

All’arrivo, le forze di polizia in tenuta antisommossa si sono schierate prontamente in un cordone per impedirci di accedere al Lungarno Mediceo e al Ponte della Fortezza. Proprio in quel momento, in risposta al lancio di qualche ortaggio, e uova i poliziotti hanno caricato la folla inerme, a mani alzate e a volto scoperto. I momenti di contatto sono stati due. In particolare durante il secondo, la celere ha inseguito i manifestanti continuando a manganellare violentemente, mentre il corteo indietreggiava, provocandone così la spaccatura in due parti. Alcuni manifestanti avevano già subito forti contusioni agli arti e in volto. L’inseguimento non si è fermato: sparpagliato il corteo in tre parti tra via Santa Marta, il Lungarno all’altezza di via del Borghetto e il Ponte della Fortezza, la polizia ha voluto nuovamente caricare il corteo, colpendo anche persone rimaste a terra, mentre continuavamo a indietreggiare esterrefatti dalla furia delle forze dell’ordine.

Ricompattato il corteo sul Ponte della Fortezza, siamo confluite nel Lungarno Galilei, dove abbiamo animato un confronto a distanza contro i Giovani padani, situati dall’altra parte dell’Arno, che timidamente rispondevano alle invettive e azioni che abbiamo compiuto. Quattro gatti, come previsto. Saliti sul parapetto al grido di ‘’Pisa non si lega”, abbiamo appeso uno striscione con scritto ‘’il vero degrado sono il razzismo e l’omofobia’’. La cosa che ci ha lasciato più allibite è che, come se non bastasse, i leghisti non si sono vergognati di sventolare bandiere francesi, strumentalizzando il dramma parigino della notte precedente a colpi di odio e xenofobia.

Abbiamo terminato il corteo in piazza Garibaldi con un’assemblea aperta. Abbiamo ribadito che la priorità della manifestazione era opporsi alla pericolosa politica dell’odio e della guerra fra poveri che i partiti ultranazionalisti costruiscono sui drammi e le debolezze della nostra società, non ostacolati dai partiti di governo che – anzi – per non perdere consensi ne imitano le pratiche, aggiungendo l’etichetta di “democratiche” a ogni azione di repressione da loro condotta. È così che il Partito Democratico trasforma le ruspe in “ruspe democratiche” e la repressione poliziesca in “difesa della libertà di espressione”.

Ciò che è accaduto oggi a Pisa non è che una spia di allarme di gravi tendenze ormai comuni a tutta l’Europa.

Davanti alla crisi globale le destre ultranazionaliste guadagnano terreno in molti paesi europei. Promuovendo odio razziale e xenofobia, pensano di garantire la ‘’sicurezza’’ proponendo la chiusura delle frontiere, la militarizzazione delle città, l’esclusione e controllo di coloro che vengono relegati ai margini. In questo modo, spacciando le migrazioni come il problema principale del’occidente europeo non fanno altro che alimentare tensioni sociali e culturali senza toccarne le radici politiche ed economiche.

I fatti di Parigi dimostrano l’inadeguatezza dell’approccio securitario e poliziesco: una città militarizzata, in costante allerta dopo l’attacco di Charlie Hebdo, ha subito un attentato terroristico che ha causato più di 120 morti. Questo fatto ci dice che all’odio identitario degli estremisti non si può rispondere con uno speculare spirito da crociata, che mostra le corde nella sua incapacità di prevenire un secondo attentato nel corso di un anno, ma affrontando la marginalizzazione sociale vissuta dalle minoranze rinchiuse nelle periferie e nelle banlieu. Da entrambi i lati delle Alpi, le destre del Front National, della Lega Nord e i loro alleati speculano sulla tragedia per racimolare consensi fondati sulla paura.

Il terrorismo xenofobo diffuso in Italia dalla Lega si è dimostrato un’utilissima strategia di governo, sposata a pieno e messa in atto, nella retorica come nelle pratiche, non solo da sindaci ed esponenti di istituzioni che si riconoscono esplicitamente nel partito di Salvini, ma anche – come si diceva prima – da quelli che fingono di costituirne l’opposizione. Il Partito Democratico ha costruito la propria immagine “democratica” dipingendosi come partito di garanzia a fronte della minacciosa ascesa dell’estremismo leghista e delle destre: al tempo stesso, ha fatto proprie le retoriche della Lega e ha agito mediante le stesse modalità securitarie, ispirate a razzismo e marginalizzazione, al fine di contendere fette di elettorato cavalcando le stesse paure indotte.

In tutta Italia e anche a Pisa, il PD, al governo, opera sgomberi ed espulsioni, vantandosi di adoperare presunte “ruspe democratiche”, come ha avuto modo di dichiarare il Presidente della regione Toscana Enrico Rossi a proposito dello sgombero del campo rom della Bigattiera. Al tempo stesso, ridicoli raduni leghisti e fascisti come quello di oggi continuano ad essere ben accolti e protetti dai Sindaci Democratici in molte città d’Italia, mentre qualunque forma di opposizione sociale e radicalmente democratica viene repressa con violenza.

La repressione è ormai diventata la regola. Ciò che è successo a Pisa, infatti, si va ad affiancare ad un insieme ormai innumerevole di immagini, che restituisce un quadro grottesco di un’Italia che si definisce tanto democratica quanto è, invece, cieca alle istanze di chi porta dissenso, chi vuole aprire nuovi paradigmi di umanità, ricevendo in cambio manganelli e sgomberi. Che i volti siano scoperti e le mani alzate, ormai non fa più testo. Per questo la manifestazione di oggi si muoveva affiancata agli studenti e professori che hanno contestato la Buona scuola, la privatizzazione della Sapienza con la Maker Faire, le speculazioni dell’università e dell’amministrazione comunale di Pisa, avendo come risposta manganelli e pistole; a chi è stato sgomberato brutalmente a Bologna, quindi le famiglie che hanno occupato la ex-Telecom e le militanti transfemministe queer e punk di Atlantide; ai migranti e solidali che hanno presidiato Ventimiglia. E infine a tutti coloro costretti a migrare dalle proprie terre, perché vessati da una precarietà economica insostenibile o da uno stato di guerra ormai generalizzato, che incornicia un’Europa con frontiere e paletti difesi a mano armata, difendendo ormai soltanto il proprio fallimento storico e l’incapacità di rendersi davvero – e fino in fondo – “democratica”.

È il momento, allora, di mostrare come un’altra risposta non sia solo possibile, ma necessaria; che è abbattendo le frontiere e rifiutando lo stato di guerra permanente che si crea una società aperta, immunizzata a ogni fascismo e inutilizzabile ai fini dello sfruttamento globale, finanziario e materiale. Ci troverete ancora a rispondere che Pisa è una città demilitarizzata, meticcia e solidale. Ci troverete ancora a dire che Pisa non si lega.

Video cariche ed inseguimento: https://www.facebook.com/gianna.pisa.12/videos/410453172491969/

Exploit

#PisaNonSiLega

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