#10o guerrilla tag. Prove generali di sciopero precario, verso il #socialstrike
“Agglomerato del Nord” (un tentacolare scenario urbano), in un futuro non troppo lontano. A pochi giorni dall’uscita sul mercato di un nuovo videogioco chiamato Nirvana, l’unica copia in possesso dal programmatore viene infettata da un virus. L’infezione ha un’unica singolare conseguenza: il personaggio principale del gioco scopre di essere parte di un mondo virtuale.
Attraverso le zone periferiche degradate della città, alla ricerca di qualcuno capace d’introdursi nei sistemi della compagnia nei cui hard disk c’è la versione originale del gioco, si intrecciano i percorsi di figure improbabili: programmatori ribelli, abitanti dei bassifondi che hanno venduto i propri occhi per necessità di denaro, angeliche hacker dai capelli blu, personaggi del gioco che non possono più stare alle regole.
Escamotage di sopravvivenza ambivalenti e lotte che si incrociano, piattoforme differenti, il confine tra reale e virtuale che si fa sempre più sottile e ambiguo, sempre più difficile da tracciare.
È l’inizio di un film, certo, e vi consigliamo di vederlo. Ma è anche qualcosa che abbiamo visto succedere in uno scenario urbano più diffuso, meno lontano e più tangibile di Agglomerato del Nord.
Il dieci ottobre abbiamo lanciato una scommessa, una sfida all’altezza del nostro tempo: studiare i meccanismi che regolano la visibilità degli argomenti di cui si discute su twitter, e riappropriarsi degli stessi algoritmi usati dal social network che quotidianamente mette a valore idee e contenuti, relazioni e gusti che esprimiamo sul web. Rovesciare il tavolo, superare l’annosa questione della definizione “morale” dello spazio di dibattito offerto e creato dai social networks per prenderlo dall’interno, per trasformarlo, a nostro piacimento, in spazio politico.Il nostro obiettivo: far diventare trending topic, cioè “argomento caldo”, discusso particolarmente nella rete e quindi segnalato a tutti i suoi utenti, un contenuto a noi caro. La scelta è ricaduta sull’hashtag #socialstrike, perchè questo esperimento voleva essere, prima di ogni altra cosa, un tentativo di immaginazione collettiva di pratiche di sciopero precario che passino per la rete, per la possibilità di bloccare i suoi flussi produttivi o di incidere sugli interessi di chi se ne serve per espropriarci di quanto, ogni giorno, vi riversiamo. E a produrre questa eccedenza siamo soprattutto noi, soggetti precari, quelli per cui è necessario inventare forme di sciopero perchè un lavoro da cui sia possibile scioperare non ce l’hanno.
Un tentativo di certo ancora migliorabile e per tanti versi non esaustivo delle nostre ambizioni, quello che abbiamo messo in pratica il dieci ottobre, che ha avuto più la forma e le caratteristiche di un tweet storm che di un vero e proprio “NetStrike”, parola d’ordine che abbiamo lanciato e provato a far circolare in queste settimane.
Ma pensiamo che lo straordinario risultato ottenuto vada nella direzione giusta, ponga le basi innanzi tutto per la creazione di un lessico nuovo, capace di parlare dei e ai movimenti sociali quanto a e del mondo dell’Hacktivism.
Questa è sicuramente la traccia su cui continuare, e su cui abbiamo avuto la necessità di interrogarci e rimetterci a lavoro già dal giorno dopo, perchè la strada è lunga e decisamente poco battuta.
Ma il punto di partenza è ottimo, e va condiviso con tutt* proprio perchè è frutto di una straordinaria capacità immaginativa collettiva, quella che, mediante il convolgimento di oltre 1200 account, ha permesso di creare un vero e proprio sciame di tweet che hanno raccontato la precarietà, rivendicato reddito e qualità della vita, si sono scambiati conoscenze e pezzi di elaborazione e hanno provato, con acutezza e irriverenza, a ridere della faccia “giovane”, “smart” e 2.0 di quei poteri forti di sempre.
L’hashtag #socialstrike è diventato trending topic in 12 minuti dall’inizio dell’azione, ha raggiunto la seconda posizione in classifica dopo poco tempo e vi è rimasto per le 6 ore successive (molto dopo che i profili che lo avevano lanciato avevano smesso di spingerlo), raggiungendo potenzialmente oltre 100 000 utenti. Ben al di là di qualunque feticismo dei dati, questi numeri ci dicono qualcosa sul potenziale espansivo di questo evento, sull’immaginario che ha la possibilità di creare e solleticare, sugli spazi per immaginare nuove forme di partecipazione e messa in comune che apre.
Scorrendo la mappa d’Europa che ci mostrava la diffusione dell’hashtag #socialstrike (utilizzatissimo in tante città d’Italia, ma con punte di diffusione anche all’estero) abbiamo avuto la certezza di incrociare quelle lotte e quelle rivendicazioni per le quali e al fianco delle quali abbiamo attraversato le strade di questo Paese negli ultimi anni; ma abbiamo anche avuto sensazione di poter ricucire, in una forma nuova, anche le storie che, tra le strade di Parigi o Madrid, ci parlano della nostra generazione, diasporica e nomade, che attraversa l’Europa per scelta o per necessità e tesse continuamente una rete di relazioni, portandosi dietro un bagaglio collettivo di esperienze e desideri.
Certo, siamo consapevoli che nella prospettiva della costruzione di uno sciopero sociale non possa bastare un tweet; abbiamo scelto, per questo esperimento, la data del 10 ottobre perchè già tappa di mobilitazione importantissima in questo autunno di lotte, che ha visto scendere in piazza in tutte le città il mondo della formazione: e questa è un’ipotesi di lavoro da tenere sempre ben presente, per evitare quella frattura tra attivismo in rete e quello nelle piazze che tutti avvertiamo come problematica.
L’11 Ottobre, infatti, nell’impossibilità di essere a Milano, abbiamo lanciato il massiccio dirottamento dell’hashtag #reexpo relativo ad una iniziativa tenuta in contemporanea dall’Internet Festival: il risultato è stato che, in relazione a quella parola d’ordine, su twitter si sia parlato esclusivamente del corteo NoExpo, che siano circolati i nostri contenuti critici rispetto ai grandi eventi, insieme agli aggiornamenti dalla piazza milanese.
ll proseguo di questo tentativo è ancora tutto da immaginare. E farlo è una sfida che ci riguarda tutte e tutti, perchè la potenzialità più grande della rete forse sta proprio in quella immediata messa in circolo di intelligenza collettiva, di cui dobbiamo essere in grado di riappropriarci, nel mondo “online” come in quello “offline”. Ci vediamo nelle piazze, come sempre, ma da oggi anche in quelle virtuali.
“- Mettiamo che siamo in un gioco: cosa c’è fuori?
– Quelli che giocano con noi, “la realtà”.
– E, seguendo il tuo ragionamento, chi ti dice che non sono in un gioco anche loro?
– Vedi, questa è una bella domanda.
(…)
– Però cercate di seguirmi in questo ragionamento: se noi siamo parte di un gioco, c’è gente che ci trova gusto a farci andare l’uno contro l’altro, si divertono con noi. Allora, spiazziamoli!”
Spiazziamoli. #14N #socialstrike
See you on the web. See you on the barricades.
Exploit – EigenLab
http://exploitpisa.org/riappropriarsi-della-rete-per-una-riscrittura-collettiva-del-presente/
http://eigenlab.org/2014/10/howto-appropriarsi-del-trending-topic-di-twitter/