Presentazione di “Il genere tra neoliberismo e neofondamentalismo”
Largo Bruno Pontecorvo
2, 56127 Pisa PI
Italia
Ne parliamo con il curatore
FEDERICO ZAPPINO
e con i/le coautori/trici
LEO ACQUISTAPACE, Laboratorio Smaschieramenti e dottorando (Università degli Studi di Milano-Bicocca)
RENATO BUSARELLO, Laboratorio Smaschieramenti
CATERINA PERONI, Fuxia Block e CIRSG – Centro Interdipartimentale di Ricerca e Studi di Genere (Università di Padova)
Il percorso verso la manifestazione contro la violenza sulle donne del 26 novembre a Roma rende necessario tornare a interrogarsi sul significato politico delle “lotte di genere” in Italia nella fase attuale. Nell’ora dell’offensiva neofondamentalista contro il “gender” cosa significa difendere la tesi per cui il “genere” costituisca ancora uno strumento di critica, e di lotta, anche in epoca neoliberista? Un libro, che riproponiamo dopo una prima presentazione già avvenuta a Pisa, parte dalle lotte e prova ad avanzare alcuni nodi e delle proposte. Ci interesserà in particolare mettere a fuoco come agiscono le dinamiche di “diversity management”, con cui gli orientamenti sessuali e le espressioni di genere eterodosse vengono letteralmente “messi al lavoro”, e come si può recuperare la conflittualità di quel campo di sperimentazione di sé che è il genere attraverso pratiche come quelle messe in campo dallo “sciopero dei/dai generi” del novembre 2014, nell’ambito dello sciopero sociale. Dall’altro lato, vorremmo mostrare come la sussunzione dei generi e degli orientamenti sessuali nel ciclo di valorizzazione abbia precise articolazioni politiche nei fenomeni del pinkwashing e dell’omonazionalismo – la chiamata a una “rispettabilità frocia” in giacca e cravatta che contribuisce a fare la spina dorsale normalizzata di una Nazione che include tutt* a patto di essere “persone perbene”, all’eventualità da sfruttare come scusa per escludere, aggredire, bombardare persone extraeuropee, non-bianche, non-cristiane, o addirittura semplicemente meridionali. Un posizionamento “frocio-terrone” può spiazzare la chiamata alla civiltà (bianca ed eteronormata) operata da uno slogan come “è l’ora di essere civili”? I nessi tra la ripresa di un discorso neofondamentalista e l’egemonia neoliberale possono essere infranti attraverso la moltiplicazione di “soggetti imprevisti” che bucano l’unità gerarchica della normalizzazione? Potranno, infine, questi soggetti procedere a una “sovversione dell’eterosessualità” o sarà necessario espandere la sperimentazione ai soggetti che praticano l’eterosessualità, attraverso una politica orizzontale e intersezionale attraverso la quale l’intero campo della sessualità può essere sovvertito, da ogni soggetto a partire dal proprio posizionamento ma con la possibilità di stabilire una catena equivalenziale in grado di fare fronte comune contro l’avanzata delle destre, liberali o autoritarie che siano?