Il lavoro volontario entra in università
L’11 Novembre l’Università di Pisa ospita ION Trading, una multinazionale attiva nel campo dei software applicati alla finanza: l’azienda è interessata a persone con competenze informatiche e abilità di problem solving, e ha quindi indetto una competizione tra studenti di Informatica, Ingegneria Informatica, Matematica e Fisica, che consiste appunto nella soluzione di un problema già risolto dall’azienda stessa.
La molteplicità delle soluzioni, siano esse parziali o complete (quindi anche quelle delle squadre che risulteranno “scartate”), è una risorsa preziosa della quale l’azienda si appropria al costo di un viaggio offerto alla sola squadra vincitrice.
L’impostazione dell’iniziativa apre varie problematiche: da una parte si nota il completo disconoscimento delle capacità produttive degli studenti, richiedendo loro di offrire le proprie prestazioni gratuitamente nella speranza di un premio non solo insufficiente, ma comunque corrisposto solo alla soluzione scelta come “migliore”, tra le tante che, in ogni caso, saranno corrette o comunque, utilizzabili come risorsa gratuita dall’azienda stessa. Iniziative di questo tipo promuovono un modello basato su di una competitività completamente controproducente alla ricerca scientifica, poiché le squadre, composte da studenti che hanno quotidianamente elaborato la propria preparazione e le proprie competenze insieme, vengono spinte a porsi, il più possibile, l’una in opposizione all’altra. Da studenti, contestiamo e rigettiamo iniziative di questo tipo, soprattutto se organizzate dall’Università che, messa da parte già da qualche anno qualsiasi velleità formativa o di ricerca, è diventata niente più che un vivaio a buon mercato da cui privati e aziende possono attingere, direzionando ambiti e modalità di ricerca sulla base delle esigenze del mercato. La “aziendalizzazione” del mondo dell’Università, che tutti – studenti, ricercatori, docenti e rettori – avevamo preventivato con orrore quando ci opponevamo alle riforme scellerate imposte negli ultimi anni al mondo della formazione (la legge 133 e la riforma Gelmini), è oggi perfettamente realizzata proprio all’interno di quei dipartimenti “ribelli” che si facevano vanto di respingerla.
La disponibilità dimostrata nel concedersi a tali iniziative è ancora più grave vista la progressiva sottrazione di spazi e risorse di cui siamo quotidianamente testimoni proprio qui al polo Fibonacci, dove oramai ogni aula viene chiusa dopo l’orario di lezione, sottraendo spazi di confronto e crescita, accademica e personale. A questo proposito, è stata convocata dagli studenti del polo un’assemblea generale mercoledì 12 (ore 11, aula G), aperta a tutti coloro che vivono il polo Fibonacci.
Il modello che ci viene proposto oggi si basa sulla sottrazione, a titolo più o meno gratuito, di ciò che viene prodotto dal lavoro qualificato, individuale e collettivo di studenti, ricercatori e precari della conoscenza, da parte dei colossi del mercato che, di fatto, determinano completamente il mondo della ricerca; il Jobs Act, in discussione in questo periodo, consacrerà, a livello legislativo, questa modalità di organizzazione del mondo del lavoro, nei settori “intellettuali” come in tutti gli altri. L’esempio ormai diventato paradigma di tutto questo sarà Expo2015 a Milano, dove oltre 18.000 volontari saranno reclutati per lavorare a titolo gratuito, molti dei quali in cambio di crediti formativi per scuole superiori e università.
La qualità della formazione e della ricerca libere dal ricatto del mercato, la rivendicazione del valore del proprio lavoro e della produzione che passa per le nostre capacità e le nostre attività singole e collettive sono i temi che, con forza, porteremo in piazza, a Pisa e in moltissime città d’Italia, il 14 Novembre, data dello sciopero sociale.