Corteo a Firenze contro l’aggressione di Erdogan in Rojava

Mentre il governo si perde in dichiarazioni di vuota retorica si moltiplicano le piazze solidali in tutt’Italia ed Europa: l’indifferenza non appartiene a chi lotta, a chi vive ogni giorno sulla propria pelle la violenza economica, patriarcale e fisica del There Is No Alternative. Più di cinquemila persone hanno accolto l’appello della Comunità Kurda Toscana a scendere in piazza a Firenze per manifestare la propria solidarietà al popolo Kurdo. 
Alla manifestazione del 19 ottobre hanno partecipato numerose sigle e realtà, dai centri sociali all’ANPI, dai sindacati di base ad alcuni rappresentanti di consiglio comunale e regionale. Un corteo molto vivace, dalla composizione eterogenea d’età e di genere, in cui si sono susseguiti appelli per lo stop alle forniture di armi da parte delle aziende italiane allo Stato turco e riferimenti all’esperienza femminista ed ecologista praticate nel Rojava. Immancabile l’appello alla memoria di Lorenzo “Orso” Orsetti, il cui nome è stato scandito numerose volte dalla piazza, a cui è stata dedicata un’ampia striscionata davanti alle Cappelle Medicee.
Durante il corteo, alcun* attivist* hanno sanzionato una filiale della Banca UniCredit, partner commerciale e finanziatrice dello Stato Turco.
È poi intervenuto Alessandro Orsetti, padre di Orso, che ha preso parola emozionando la piazza “Scendiamo in piazza, manifestiamo la nostra solidarietà, chiediamo, imponiamo, è la nostra lotta quella del Rojava, non solo quella dei kurdi: anche noi abbiamo le stesse istanze, gli stessi problemi, le stesse cose da realizzare, via il capitalismo, via il fascismo, un mondo più giusto, più equo, una differenza fra le persone che sia una ricchezza e non una discriminazione. Tutte le loro lotte sono le nostre lotte”.
Nel susseguirsi degli interventi hanno preso parola molti collettivi toscani, i quali hanno 
sottolineato la centralità delle crisi migratorie e la necessità di essere solidali con tutti i mezzi possibili. “Oggi questa moltitudine si sta esprimendo, sta tagliando i loro confini attraverso l’arma più forte che abbiamo: la solidarietà. Continuiamo ad aprire brecce insieme a tutte e tutti i migranti obbligati a lasciare la propria terra nella quale hanno praticato quotidianamente femminismo, ecologismo ed anticapitalismo, un esercizio per noi fondamentale dato che prova la possibilità e la necessità di vivere un tipo di vita diversa, oltre il patriarcato, lo sfruttamento della terra e degli esseri umani” e ancora “Non resta che bloccare, sabotare il normale corso delle attività economiche, ovvero, l’esportazione di morte attraverso le tecnologie prodotte nel nostro paese. A fronte di questo c’è un’esigenza di moltiplicare gli eventi di solidarietà, il blocco delle strade ed il volume della nostra voce, per questo rilanciamo un’altra data in cui è fondamentale essere in tantissime e tantissimi, di modo che la nostra voce non passi più in sordina. Sabato 26 Ottobre ci sarà un grande corteo a Milano, centro finanziario di molte delle aziende che stanno finanziando e producendo gli strumenti adoperati da Erdogan nell’attacco all’esperienza ed alla popolazione kurda“.
Il corteo ha poi invaso piazza della Signoria, dove hanno preso parola il movimento femminista Non Una di Meno e la Comunità Kurda Toscana: “contro il fascismo abbiamo promesso a Lorenzo Orsetti che continueremo a lottare, con le YPG, YPJ e il PKK che hanno risposto sia agli USA, all’Europa ed allo Stato turco. Anche oggi la città di Firenze oggi ha risposto, oggi tutta la Toscana è qui, davanti Palazzo vecchio. Ora con i cittadini solidali chiediamo un’altra volta di togliere il PKK dalla lista delle organizzazioni terroriste, perché non siamo terroristi! Difendere la pace contro il fascismo, non è terrorismo. Da dieci giorni che continua il bombardamento sul popolo kurdo. Non sono solo 10 giorni, 10 mesi o 10 anni: sono 100 anni che siamo sotto invasione dello stato turco, dei barbari ottomani e delle organizzazioni terroristiche di Al Quaeda ed ISIS. Dall’Impero Ottomano al ventunesimo secolo hanno continuato ad attaccarci: noi diciamo no al fascismo, dalla Toscana all’Italia, dall’Europa al mondo intero”.
I manifestanti, una volta arrivati in centro città hanno deciso di tornare nelle strade al grido di “se non fermate questa guerra, noi blocchiamo la città” arrivando fino all’ingresso della stazione di Santa Maria Novella. Qui qualche centinaio di manifestanti ha cercato di dirigersi verso l’interno della Stazione, dove si sono trovati davanti ad un imponente schieramento di polizia che ha respinto l’ingresso dei manifestanti con una violenta carica. 
Nonostante questo è persistita la volontà di manifestare con tutti i mezzi possibili la solidarietà al popolo kurdo, restando in presidio all’ingresso, nonostante l’accerchiamento dei reparti della celere. Data l’impossibilità di entrare e la necessità di preservare la sicurezza delle persone presenti, il presidio si è spostato sui binari della tramvia dov’è stato attuato un blocco della circolazione per qualche decina di minuti interrotto poi da violente cariche da parte della celere che ha disperso definitivamente gli ultimi manifestanti. 
Nell’ultima parte della giornata di Sabato si è tracciato un netto confine interno col quale demonizzare, attraverso il dispositivo poliziesco, la parola di chi si sente vicino all’esperienza d’autogestione praticata dalla popolazione kurda. Quel che è successo nella giornata di ieri a Firenze è  la pura dimostrazione di questo processo, Il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine nella città ne è la prova schiacciante: ogni punto nevralgico per la circolazione dev’essere preservato con l’uso di qualsiasi mezzo, costi quel che costi, perché non può essere aperta nessuna breccia all’interno delle nostre città e non è possibile pensare pratiche alternative che esulino  dal normale corso delle cose. 

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